[UTENTI] DUNKIRK

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E’ il 1940. Operazione Dynamo, detta anche “miracolo di Dunkerque”. Ci troviamo in piena Seconda Guerra Mondiale. I soldati tedeschi restringono sempre di più il perimetro di difesa degli Alleati, che si ritrovano così intrappolati con il mare da un lato e i nazisti che avanzano dall’altro. Sulle coste di Dunkerque aspettano di essere salvati.
Nolan, dopo aver desiderato per anni questo progetto, ha strutturato la storia su tre linee narrative, in cui tempo e spazio hanno un ruolo fondamentale.
Il primo racconto riguarda la spiaggia di Dunkerque (terra) e ha una durata di una settimana.
Il secondo si focalizza su una barca di civili che va in soccorso dei soldati (mare) e ha una durata di un giorno.
Infime, il terzo narra le imprese di due piloti aerei (aria) e ha una durata di un’ora.
Questi tre piani narrativi sono montati in maniera alternata e si intersecano per buona parte del film.
Trattandosi di fatti storici, ci si aspettava una linearità maggiore nella narrazione, ma per Nolan la parola lineare non esiste sul vocabolario e non poteva esimersi dal dare un ruolo di primo piano a ciò che più lo ha contraddistinto negli anni: il tempo e lo spazio e il loro apparire su piani differenti.
Il film merita di essere visto, partiamo da questo. Visivamente è qualcosa di eccezionale (e ci mancherebbe, con 100 milioni di budget a disposizione). Nolan addirittura ha voluto utilizzare alcuni mezzi originali della Seconda Guerra Mondiale. La colonna sonora di Zimmer, composta partendo da un ticchettio di un orologio, dà quel senso di inquietudine e di attesa prolungata che rende tutto più suggestivo. Il regista ha deciso di mostrare solo cosa avviene sul campo di battaglia, ovvero la sofferenza e la disperazione di quelli che, prima di essere soldati, sono uomini pieni di debolezze. Sottolinea anche l’assenza fisica dei potenti, tant’è che Churchill non appare mai sulla scena, ciò che dice viene solamente detto indirettamente o mostrato sul giornale.
Le aspettative per Dunkirk erano molto alte, soprattutto dopo aver letto qua e là commenti in cui veniva etichettato come “un capolavoro”, come “il miglior film di Nolan”, o ancora come “il miglior film di guerra mai fatto”, e potrei continuare per molto.
Sappiamo bene come i film di Nolan, alla loro uscita, siano marchiati tutti come “capolavori”. Non ho mai visto un film di Nolan, alla sua uscita, viaggiare separato dalla frase “film dell’anno”. Probabilmente è proprio questo il problema: le aspettative si sono alzate così tanto da non reggere il confronto con l’opera. In generale quindi, è un film che va visto, ma non è quello che tutti i critici hanno osannato. Dalla sala non si esce delusi, ma ridimensionati perché non è uno di quei film che si rivedrebbero all’infinito senza mai stancarsi. Quelli secondo me sono i veri capolavori.

(Domenico Picciotto)